Quella forza che può cambiare il mondo


C’è una forza vitale che scorre nella società contemporanea e unisce le persone nel segno della disponibilità, della dedizione e dell’impegno verso il bene comune.

Una forza con cui volontarie e volontari sostengono la pace e i diritti umani, assistono le persone fragili, combattono le disuguaglianze. Ovunque ci sia bisogno. Vicino come lontano, di giorno come di notte, negli ospedali come nelle strade, mentre attraversano piazze e isolati portando coperte, abiti e pasti caldi a chi la sera non ha una casa in cui tornare.

Volontari di tempo, di forze, di capacità, con la loro azione e il loro esempio sono la testimonianza, e la conferma, di un’“energia civile che aiuta le comunità ad affrontare le sfide del tempo e le sue difficoltà“, per usare le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Dove va il bisogno

Esistono tanti “tipi” di volontariato, proprio come tanti sono i bisogni a cui si cerca di dare una risposta.

C’è un volontariato socio-assistenziale, che offre supporto alle persone malate, svantaggiate e agli anziani. C’è un volontariato sanitario, prestato nelle strutture di ricovero e cura. Ma c’è anche il volontariato delle organizzazioni della Protezione Civile, che interviene sul territorio in caso di calamità o emergenze naturali, quello che si impegna per sostenere i diritti umani (sensibilizzando per esempio su temi come l’omofobia o la violenza sulle donne), così come il volontariato che opera per tutelare e valorizzare l’ambiente, proteggere gli animali o promuovere sul territorio l’educazione, la cultura e lo sport. Pensiamo, in questo caso, alle associazioni impegnate in eventi musicali e culturali, all’organizzazione di manifestazioni sportive benefiche o anche all’opportunità per appassionati bibliofili di prestare servizio nelle biblioteche.

Un volontariato che può essere svolto in modo formale, attraverso organizzazioni dedicate, ma anche informale, nella spontanea iniziativa di ciascuno. In alcuni casi, come nell’ambito sanitario, occorre frequentare corsi preparatori per entrare in possesso delle conoscenze per svolgere al meglio e in sicurezza l’attività.

Ma che dimensione ha il fenomeno del volontariato nel nostro Paese?

I numeri della solidarietà

Sono più di 5 milioni i volontari in Italia. E oltre 360 mila le istituzioni non profit, secondo le stime dell’Istat, per un totale di circa 870 mila dipendenti.

Più della metà di queste organizzazioni si trova al Nord. Al centro sono il 22,2%, al Sud il 18,2% e nelle Isole il 9,4%.

Se nel 2020 il volontariato ha retto l’urto della pandemia, rappresentando al contrario una risorsa fondamentale per assicurare servizi di prima necessità come la spesa a domicilio a chi non poteva recarsi al supermercato, la consegna di farmaci ai malati o l’accompagnamento delle persone in ambulanza, nel 2021, come indica il rapporto annuale dell’Istituto Italiano della Donazione, l’attività è in generale sensibilmente calata.

Il Covid ha lasciato il segno anche sulla propensione degli italiani a donare, scesa nel 2021– rileva l’Istat – al 12% rispetto al 14,3% del 2020.

È invece cresciuta, come rivela un’indagine di Bva-Doxa, la quota dei donatori informali, coloro che ad esempio lasciano un’offerta in chiesa o a una persona bisognosa, passati dal 33 al 36%.

Rimanendo in tema di donazioni, anche la guerra in Ucraina ha suscitato nel nostro Paese un’importante risposta di solidarietà. 18 milioni di italiani, corrispondenti il 37% della popolazione dai 15 anni in su, hanno donato in qualche forma per il Paese colpito dal conflitto, dando il proprio contributo per la gestione dell’emergenza umanitaria.

Un’energia positiva anche in Europa. E nel mondo

Anche in Europa il volontariato ricopre un ruolo sociale ed economico di primissimo piano. I dati dicono che sono 29,1 milioni le persone impegnate nel settore, il 55% a titolo gratuito: vale a dire, più di 16 milioni di volontari nei Paesi UE (più Gran Bretagna e Norvegia) che portano avanti attività di sostegno a favore della comunità senza ricompense in denaro. Di questi, 7 milioni si impegnano attraverso enti del terzo settore, mentre i restanti 9 milioni operano in modo diretto e informale.

I Paesi dove si fa più volontariato, dice l’Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione Europea, sono Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia e Svezia. Agli ultimi posti, invece, troviamo Malta e Cipro e appena più su, Romania, Bulgaria e Ungheria.

Il volontariato coinvolge in particolar modo le donne, 55,4%, attive soprattutto in attività informali, mentre gli uomini, al 44,6%, si impegnano maggiormente nel volontariato formale, attraverso organizzazioni.

E nel mondo? Un Rapporto dell’Onu ha provato a censire i volontari a livello globale, arrivando a una stima di 1 miliardo di persone impegnate in progetti, iniziative, attività a favore del bene collettivo.

Il volontariato digitale

Nell’epoca del digitale, anche il volontariato ha saputo innovarsi. Se già durante le fasi più acute della pandemia le tecnologie hanno rappresentato un supporto fondamentale alla continuità delle relazioni e all’attività di assistenza, oggi app, social, community e piattaforme moltiplicano le opportunità di fare rete e di mettersi al servizio degli altri e permettono alle associazioni anche di trovare con più facilità le competenze di cui hanno bisogno, superando barriere e distanze.

5 motivi per cui dare significa anche ricevere

  1. Cambiamento. Il volontariato dà il potere di cambiare, colmare le carenze strutturali della società e trasformare in meglio il mondo.
  2. Legami. Nel dedicarsi agli altri si possono conoscere persone che hanno fatto la nostra stessa scelta e con cui si possono creare rapporti di amicizia e condivisione.
  3. Soddisfazione. Impegnarsi in una causa e poter vedere il risultato della propria azione, insieme al valore che si genera per la collettività, può anche essere un’esperienza altamente gratificante.
  4. Competenze. Fare volontariato significa mettersi alla prova, offrire le proprie competenze e insieme imparare, rafforzare abilità, fare esperienze che danno valore alla vita e possono essere utili anche nel lavoro. Pensiamo per esempio alla capacità di far gioco di squadra o al problem solving. Molto spesso l’aver svolto attività di volontariato è un aspetto apprezzato durante i colloqui di lavoro e quindi un importante valore aggiunto nel curriculum vitae.
  5. Esempio. Mettersi a disposizione significa anche poter insegnare, soprattutto alle nuove generazioni, che con l’impegno e la passione si può contribuire a cambiare il futuro, proprio e degli altri.
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