Prepararsi al futuro: dialoghi sulle nuove generazioni


Prof.ssa Lusardi, perché i giovani sono tanto lontani dai temi della previdenza e della finanza?

 

Direi per quattro motivi. Uno è che la loro situazione finanziaria è precaria come sono spesso i loro lavori e i loro salari. Secondo la raccolta dati che il Comitato ha commissionato alla Doxa, quasi il 40% dei giovani (età 18-34) non riuscirebbe a rimediare 2.000 euro entro un mese per una necessità imprevista. Se uno ha difficoltà a far fronte a shock nel presente, figuriamoci quanto possa pensare al suo futuro o alla pensione, peraltro lontana e non urgente. Quindi parliamo prima di tutto di lavoro e mercato del lavoro per i giovani. Secondo, il tema è complesso, capire la previdenza non è semplice, anche per esperti. Vorrei ricordare ancora una volta che le conoscenze finanziarie ed anche quelle previdenziali sono molto basse in Italia. Sempre secondo i dati del nostro rapporto con la Doxa, solo il 29% degli italiani sa di concetti di base come il tasso di interesse semplice, il tasso di interesse composto e la relazione rischio-rendimento. E ancor meno conoscono il rischio longevità o gli strumenti della previdenza complementare. I giovani sono quelli che ne sanno di meno. Per questo è importare spiegare bene, con semplicità e rendere le informazioni semplici e fruibili. Terzo, si parla molto poco di futuro in Italia e dell’importanza di prepararsi per il futuro. Ma per dirla con le parole degli atleti, chi non si prepara, difficilmente vincerà la partita o arriverà al traguardo. Il futuro è troppo importante per improvvisare o lasciarlo alla fortuna o al caso. Il Comitato è intenzionato a parlare di futuro e a far capire che chi non si occupa delle proprie finanze difficilmente potrà avere un futuro sereno e sicuro. Quarto, nessuno è riuscito a rendere questo tema piacevole e desiderabile. Non ho ancora sentito un giovane parlare di previdenza con il sorriso sulle labbra. Dal 2013, io insegno in un corso di finanza personale alla George Washington University e il primo giorno chiedo sempre agli studenti che cosa si aspettano che insegni il corso. La risposta è più o meno sempre la stessa: credono che si tratti di un corso per investire in borsa e più recentemente mi dicono che credono che sia un corso per gestire i debiti. La mia risposta è che il corso è un progetto sulla felicità e come le buone decisioni ci aiutino a essere felici e a vivere senza stress. La mia seconda classe di solito ha il doppio degli studenti e spesso il numero degli studenti supera il limite consentito.

Forma, contenuto, canali e linguaggi: come comunicare la previdenza e finanza ai giovani?

Io non sono una esperta di comunicazione, ma sono convinta che non si risolva questo problema solo e soltanto con la comunicazione, che sia un problema di marketing e che risolveremo questo con il marketing, anzi. Chi lo pensa, è sulla strada sbagliata. Per questo rispondo alla sua domanda ma riformulandola: io credo che questo sia prima di tutto un problema di educazione. Ad esempio, se le persone non conoscono la legge dell’interesse composto, non capiranno o apprezzeranno l’importanza di iniziare a risparmiare il prima possibile e l’importanza di utilizzare bene una risorsa di cui i giovani sono ricchi: il tempo. Per me è fondamentale insegnare questo tema nella scuola, in modo che i giovani possano capire meglio il mondo intorno a loro e prendere le decisioni che possono aiutarli a vivere meglio. Come diciamo noi docenti di finanza personale: non c’è una soluzione che va bene per tutti, la finanza è davvero personale, ci deve calzare come una buona scarpa o un vestito e dobbiamo capire quello che va bene a noi secondo la nostra situazione.

Detto questo e dato che l’educazione finanziaria non è ancora una materia obbligatoria nelle scuole (ma da questo anno cercheremo di inserirla nell’educazione civica seguendo le linee guida per l’educazione finanziaria per i giovani che prevedono i temi previdenziali), credo sia molto importante rendere il linguaggio il più semplice possibile e rendere le informazioni semplici ed accessibili.

A questo proposito informo che il nostro portale www.quellocheconta.gov.it ha informazioni semplici e fruibili ed anche informazioni sugli strumenti previdenziali e sulle decisioni che si riferiscono ai temi previdenziali.
Il Comitato crede inoltre che gli “insegnanti” per i giovani possano essere i giovani stessi, sia perché i genitori hanno vissuto un periodo diverso e le pensioni dei giovani saranno diverse da quelle dei genitori e perché i giovani oggi usano molto la tecnologia, molto più delle generazioni più mature. All’inizio del Mese dell’Educazione Finanziaria, abbiamo lanciato un concorso per studenti universitari. Si chiama “Una idea per il futuro.”

Voglio concludere con una frase di un famoso allenatore di football, Vince Lombardi: Il solo posto dove il successo (success) viene prima del lavoro (work) è il dizionario, “The only place that success comes before work is in the dictionary”.

Annamaria Lusardi

Laureata in Economia Politica all’Università Bocconi, Annamaria Lusardi ha proseguito gli studi all’Università di Princeton negli Stati Uniti, dove, nel 1991, ha conseguito il Dottorato in Economia. Ha iniziato la carriera accademica al Dartmouth College, negli Stati Uniti, dove è diventata professore associato, poi ordinario, infine detentrice di una cattedra di Economia.

Dal 2010, è alla George Washington University Business School, dove ha recentemente acquisito il titolo di University Professor e dove dirige, dopo averlo fondato, un centro di ricerca sull’alfabetizzazione finanziaria, il Global Financial Literacy Excellence Center (GFLEC).

È anche Direttore, in Italia, del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.

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Comitato Edufin

Prof.ssa Petri, nella sua esperienza di docente, come parlano i giovani del loro futuro?

 

Insegno in un istituto superiore, è quell’età delicatissima in cui si entra 14enni e se ne esce cittadini con il diritto di voto, la barba e la possibilità di firmarsi la giustificazione da soli per bigiare l’ultima ora. Cinque anni in cui cambia tutto. Scegliere la scuola superiore a 14 anni è prestissimo: significa avere più o meno a quell’età già chiaro cosa si desidera fare del proprio futuro, ed è facilissimo essere influenzati dalla famiglia (vai al liceo, tesoro, come tuo fratello), dalle aspettative sociali (non vorrai mica non occuparti dell’attività di famiglia?), dalle amicizie (boh, non so, vado dove va il mio migliore amico), dalle distanze (vado nella scuola più vicina a casa così non mi alzo presto la mattina). Sono davvero pochi quelli che hanno già un’idea precisa di quale professione intraprendere in futuro. Non è nemmeno inusuale che nel corso degli anni ci sia qualche aggiustamento di rotta, troppo pochi, secondo me, rispetto a quanti si trovano intrappolati in un percorso che non hanno scelto consapevolmente e che li condurrà a svolgere una professione che non soddisfa. Oggi poi. Il futuro è visto come qualcosa di lontanissimo, gli idoli sono youtubers che nel giro di poco si sono garantiti visibilità e contratti a tanti zeri, fare i conti con queste fascinose sirene è difficile. Sembra che quei pochi fortunati o talentuosi siano i prescelti dal Fato e gli altri restino destinati a una vita di insoddisfazione. Non deve essere facile crescere oggi, non scambierei la mia adolescenza con la loro per niente al mondo. Il mondo del lavoro dovrebbe essersi avvicinato con gli stage, l’alternanza, tutta una serie di buone intenzioni che a volte rimangono tali… ma quest’anno tutto è in forse, neppure la scuola è in presenza, figurarsi le esperienze in aziende. È un periodo durissimo, per l’economia e per i nostri ragazzi. Ce li presentano sempre come svogliati e inaffidabili, ma ci sono anche tantissimi giovani con idee e progetti che si scontrano con una realtà difficile, dal punto di vista economico e burocratico.

Come è possibile avvicinarsi a loro, quali sono i codici, i linguaggi che frequentano?

La risposta più facile sarebbe quella di passare attraverso i social, presentati ormai come il linguaggio giovanile. È inevitabile notare come anche gran parte dell’informazione sia filtrata attraverso i social, dando di conseguenza molta importanza all’immagine, e come il mondo del lavoro vi si stia piegando. Non credo, tuttavia, che l’unico approccio al mondo dei giovani sia necessariamente un balletto su TikTok. Il codice che funziona di più è sempre l’esempio. Non c’è niente che li catturi di più, a scuola, dell’ex allievo che ritorna vincitor e ci racconta che cosa sta facendo. E lo fa con gli occhi che sbrilluccicano. O della visita nei posti dove si lavora davvero. C’è un grandissimo bisogno di far uscire la scuola dalle aule (beh, ecco, magari non come si sta facendo adesso, questo periodo non fa testo) e di far entrare il mondo vero nella scuola. Questi mesi che stiamo vivendo sono pericolosissimi e cruciali: rischiano di aumentare ancora di più le differenze, il divario tra chi un futuro riuscirà a costruirselo e chi invece ha mezzi limitati e faticherà ancora di più ad inserirsi. Ma io sono ottimista di natura, e mi piace vedere come nelle emergenze i giovani sappiano trovare sempre idee nuove e soluzioni innovative.

 

Fotografia di Davide Bricco

Valentina Petri

Valentina Petri insegna lettere all’istituto professionale Francis Lombardi di Vercelli. Dal 2017 racconta in modo ironico il mondo della scuola sulla pagina Facebook “Portami il diario”. Nel 2020 ha pubblicato il suo primo romanzo Portami il diario. La mia scuola e altri disastri (Rizzoli), vivace narrazione del suo lavoro di docente e del rapporto con gli studenti e la scuola.

Portami il diario. La mia scuola e altri disastri

Una riflessione del Fondo Cometa

Riteniamo molto importante parlare oggi dei giovani, capire come percepiscano il loro futuro, quanto lontano lo sentano e come vi si possano avvicinare maggiormente preparati a viverlo.

Ringraziamo perciò la Prof.ssa Lusardi e la Prof.ssa Petri per la loro cortesia e disponibilità.

Uno degli argomenti che abbiamo voluto approfondire in questo numero di Agenda Cometa è, in particolare, quello dell’educazione previdenziale e al risparmio.

Oggi le nuove generazioni sono ancora molto lontane da questi temi. Occorre colmare questo gap sensibilizzandole e fornendo loro gli strumenti per decifrare il presente e costruire con maggiore consapevolezza il proprio domani a seconda dei bisogni, obiettivi e fasi della vita di ciascuno.

Questi argomenti sono resi ancora più attuali dall’eccezionalità di questo 2020, che ha fatto emergere grandi incognite sul futuro di tutti e al contempo ha evidenziato con forza la centralità della componente del risparmio come strumento per attraversare tempi difficili.

Proprio il Mese dell’Educazione Finanziaria da poco concluso, d’altra parte, ha ribadito ancora una volta l’importanza di possedere conoscenze e competenze in materia.

Tutti temi rispetto ai quali noi di Cometa siamo molto vicini e anche attivamente impegnati.

In questi mesi, stiamo infatti proseguendo con lo sviluppo del nostro progetto di educazione previdenziale per le scuole superiori con cui vogliamo rivolgerci ai giovani lavoratori di domani.

Maurizio Agazzi

Direttore Generale del Fondo Cometa

Dai media

1 studente su 5 senza competenze finanziarie minime – invalsiopen.it

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Dove si informano i giovani? – millionaire.it

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Parlare sui social. Dentro la Generazione Z – treccani.it

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