Le carriere cambiano.
E la pensione di scorta?


Scelta o necessità, nel corso della propria vita ci si può trovare a cambiare azienda o lavoro.

Le ragioni possono essere le più diverse: provare a dare un upgrade alla propria carriera, cercare maggiori stimoli professionali, trovare un posto di lavoro vicino a casa o, al contrario, doversi trasferire, magari all’estero. Così come cercare una retribuzione più alta o conciliare meglio il lavoro con le esigenze familiari.

Ma, alle volte, alla base del cambio di lavoro ci possono essere anche un deteriorato rapporto col proprio ambiente lavorativo, un’insoddisfazione professionale o magari le conseguenze di una crisi aziendale o di settore.

Alcuni numeri

L’argomento è molto vasto. Se vogliamo dare un quadro aggiornato di alcuni suoi aspetti, un’idea la fornisce il recente report della Banca d’Italia e del Ministero del Lavoro: nei primi 10 mesi del 2021 sono state osservate 777.000 cessazioni volontarie di rapporti di lavoro a tempo indeterminato, + 40.000 rispetto a due anni prima. Il 90% dell’incremento riguarda l’industria (36.000 dimissioni in più), mentre nei servizi la crescita delle dimissioni è stata più contenuta.

Questo trend, continua l’analisi, potrebbe avere molteplici spiegazioni, sia sul lato della domanda sia dell’offerta, ma è comunque indicativo di un’aumentata mobilità del mercato del lavoro dopo la crisi legata alla pandemia.

E se si è iscritti a un fondo pensione?

La previdenza complementare risponde con un importante grado di flessibilità a questi cambiamenti di carriera.

Si parla in tal caso di trasferimento. Facciamo un esempio.

Il lavoratore iscritto a un fondo pensione negoziale come Cometa può tranquillamente spostare il capitale maturato verso un’altra forma pensionistica complementare nel momento in cui intraprende un nuovo percorso di carriera, e viceversa: un lavoratore iscritto a un altro fondo può trasferire la sua posizione a Cometa in corrispondenza del nuovo percorso lavorativo.

Il caso tipico in cui può concretizzarsi un trasferimento è infatti quello della cosiddetta perdita dei requisiti di partecipazione al fondo, che avviene, per esempio, quando un lavoratore interrompe il proprio rapporto con l’azienda presso la quale contribuisce, o quando l’azienda cambia CCNL di riferimento, e quindi passa a un contratto che prevede un diverso fondo pensione negoziale rispetto a prima.

Ci sono due aspetti importanti da considerare:

  • l’operazione di spostamento del capitale dal Fondo Cometa a un’altra forma complementare, o viceversa, non è soggetta a tassazione
  • il trasferimento permette di continuare il percorso previdenziale senza alcuna interruzione: in altre parole, si conserva l’anzianità anche presso il nuovo fondo pensione.

Quelle sopra elencate non sono le uniche situazioni in cui è possibile richiedere un trasferimento, la casistica è più ampia e pensata proprio per andare incontro alle esigenze e decisioni dei lavoratori.

Ulteriori informazioni, anche sulle procedure pratiche, sono disponibili sul sito del Fondo Cometa, in particolare nelle sezioni: Modulistica; Informazioni; Domande e Risposte.

Da ultimo, un fattore a cui prestare attenzione è quello del contributo datoriale: se il lavoratore è iscritto a un fondo pensione che dà diritto al versamento del contributo anche da parte del lavoro è opportuno verificare che la possibilità sia prevista anche nella nuova forma pensionistica.

Il contributo da parte del datore è infatti uno dei molti vantaggi di Cometa in quanto fondo negoziale, ovvero nato dalla contrattazione collettiva e specifico per determinate categorie di lavoratori. Ti ricordi gli altri? Rileggili qui.

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